La vocazione nel cuore, nell’anima e
nell’ugola. Padre Massimo Poppiti, parroco
della chiesa Beata Vergine del Rosario
di rione Betlemme, a Potenza, coltiva
la passione per il canto da quand’era
adolescente e ha realizzato un cd dal titolo
«Vivi» che sarà presentato domenica prossima,
22 settembre, nel teatro Stabile del
capoluogo lucano, alle 20.
Il lavoro discografico
trasuda di amore per la musica
e per la vita, in un’alchimia perfetta tra
testi, scritti dal frate, e melodie composte
da Alessandro Fortunato.
Il cd, che contiene dieci canzoni, si apre
con la title track «Vivi»,
ideale biglietto da
visita di un album godibile, in cui la
tradizione cantautorale italiana incrocia
il pop di facile presa, senza però mai
cadere nella banalità. Padre Massimo ha
una voce riconoscibile, in cui si scorgono
le sue ispirazioni, a partire da Renato
Zero. Buona l’estensione e una capacità
interpretativa che riesce a dare un «peso
specifico» musicale alle parole, a quell’in -
vito alla speranza che innerva tutto il cd.
«Sono convinto - dice - che la musica sia un
buon canale per poter far passare messaggi,
positivi o negativi che siano.
Nel riquadro sopra puoi vedere alcuni momenti di vita...
Come ho anche scritto nella presentazione del
disco, l’evangelizzazione passa attraverso
la musica e raggiunge il cuore delle
persone. Ho avuto esperienze in questi
anni con persone che dopo avermi sentito
cantare sono venuti a ringraziarmi perché
ero riuscito a toccarli nel profondo.
Così - aggiunge - ho
deciso di dare vita a
questo progetto musicale».
LA MUSICA E' DI CASA NEI CONVENTI FRANCESCANI:
Oggi il religioso più famoso
in ambito musicale è frate Alessandro Brustenghi che ha firmato un
contratto discografico per il suo album di debutto «Voice From Assisi».
È stato scoperto dal produttore Mike Hedges, che in precendenza aveva lavorato
con gli U2, The Cure e i Manic Street Preachers. Il suo album è stato registrato
- udite udite - agli Abbey Road Studios di Londra.
Non mancano
tra i «seguaci» di San Francesco altri frati che hanno fatto della musica,
oltre che della preghiera, la propria ragione di vita e tra questi vi è frate Cesare,
definito da molti come un «francescano fuori dal comune». Arrivato
alla vocazione dopo varie esperienze di vita, dimostra subito di essere un
frate sui generis. È lui stesso che
lo spiega: «Alle messe venivano in 10, ma io volevo parlare con gli altri 100.
Come fare? In quel momento pensai alla musica, ad un brano di Marcello Marocchi
e su quella canzone realizzai
una messa spettacolo. Vennero in massa». Ma è il suo legame con la musica
heavy metal a contraddistinguere frate Cesare.
Un giorno, infatti, dopo avere conosciuto un cantante «metallaro»
, frate Cesare decise di andare
ad un concerto dei Nirvana. Ne rimase affascinato, ma molte persone gli si
avvicinarono chiedendogli: «Cosa
ci fa un frate in un posto come questo? ». Ed è proprio da questa esperienza
che frate Cesare diventerà frate
Metallo, incidendo numerosi cd di musica heavy metal, tanto da venire invitato
anche al Gods of Metal, il più
famoso festival «metallaro» in Italia. Riuscì a calcare palcoscenici ancora
più prestigiosi padre Alfonso Maria Parente.