"Scrivendo ai cristiani di Corinto, l’apostolo Paolo si esprime così:
«Io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito
(non dobbiamo dimenticare quella circostanza, perché altrimenti rischiamo di non capire il ‘dono’), prese del pane
e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse:‘Questo è il mio Corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me’.
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo:‘Questo calice è la nuova Alleanza nel mio
sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me’. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane
e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga» (1Cor 11,23-26).
Paolo sottolinea che l’Eucaristia è il grande dono che Gesù ha fatto ai Suoi discepoli nell’attesa del Suo ritorno:
ed è un dono che prepara il ritorno di Gesù ed educa a vivere aspettando il ritorno di Gesù.Per questo motivo
la preghiera abituale del discepolo di Cristo è: «Maranathà: vieni, Signore Gesù!» (1Cor 16,22). E, infatti, l’ultima
preghiera dell’ultimo libro della Bibbia è proprio questa: «Vieni, Signore Gesù!» (Ap 22,20).
Per lo stesso motivo, nel cuore di ogni Eucaristia, l’assemblea esclama: «Annunciamo la Tua morte, o Signore,
proclamiamo la Tua risurrezione nell’attesa della Tua venuta!».
Nella ‘Didaché’ (scritto della seconda metà del primo secolo cristiano e, quindi, contemporaneo agli scritti del
Nuovo Testamento) troviamo questa bellissima preghiera recitata dall’assemblea eucaristica dopo la Santa
Comunione: «Venga la Tua grazia e passi questo mondo. Osanna al Dio di David! Chi è santo si appressi;
chi non lo è si penta. Maranathà! Vieni, Signore Gesù! Così sia».
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