CHIARA, fondatrice delle clarisse (da Clara - Chiara), è una giovane di Assisi che a 18 anni, colpita dalla testimonianza
di San Francesco e guidata dal medesimo Spirito, la notte del 18 marzo 1212, Domenica delle Palme, scappa di casa
per intraprendere una nuova vita.
A Santa Maria degli Angeli l'attendono Francesco e i suoi primi compagni, per tagliarle i capelli, segno della
decisione irrevocabile di consegnare la sua vita nelle mani del Signore. Ben presto la seguono altre donne tra cui la madre e la sorella.
Si riuniscono poi in San Damiano: per questo sono chiamate damianite.
La regola di vita delle Clarisse, con il voto di altissima povertà, fu approvata dal Papa Innocenzo III, solo due giorni prima
che Chiara morisse, il 9 agosto 1253.
LA REGOLA DI SANTA CHIARA:
La regola di santa Chiara del 1253, o meglio la Forma di vita dell’Ordine delle Sorelle Povere di San Damiano,
di cui Chiara ebbe l’approvazione
dalla Sede Apostolica solo due giorni prima della sua morte (9 agosto 1253),
è il punto di arrivo di una serie di esperienze, attraverso cui il gruppo di San Damiano è passato, per decenni,
scivolando sempre invitto attraverso pressioni esterne per mitigare la povertà assoluta, in comune oltre
che personale, che – come è il nucleo centrale della Regola definitiva (c. VI) – così fu certamente anche
il primo fondamento della fraternità, nella “formula vitae” iniziale, data da san Francesco al sorgere del nuovo
Ordine e citata dalla Regola stessa al cap. VI, oltre che da altre fonti.
Attraverso un iter complesso, variamente studiato, la formula iniziale data da san Francesco al monastero di San Damiano (1211-1218) si evolve, senza nulla perdere tuttavia di quella ispirazione fondamentale che ha determinato l’Ordine nella mente e nel cuore di san Francesco.
Per questo la Regola del 1253 - a ventisette anni dalla morte di san Francesco - è detta, con piena verità, dalla Sede Apostolica: “la forma di vita e il modo di santa unità e di altissima povertà che il beato padre vostro Francesco vi consegnò a voce e in scritto da osservare” (Regola, 16).
Alla base della forma di vita di santa Chiara è l’esperienza dell’umiltà e della povertà del Figlio di Dio, il messaggio evangelico del “perdere la propria vita” (Mt 10,39) sui passi di Cristo e della sua Madre poverella. Un retrocedere di sé, di fronte a un “dono” di grazia, la stessa di san Francesco: “la grazia di fare penitenza... vivendo secondo la perfezione del santo Vangelo” (Regola c. VI, 1.3).
Nel riquadro sopra puoi vedere alcune foto delle Sorelle Povere di Santa Chiara
E, accanto a questa, l’altra grazia, ugualmente evangelica e francescana della fraternità, anch’essa “dono”, in cui non più il singolo, ma l’intero gruppo fa esperienza di quell’amore che comunica e stringe, in un’unica vita, quanti da Dio sono nati.
La divisione in capitoli non esiste nel testo originale, che si conserva tra le reliquie del Protomonastero di Santa Chiara in Assisi. La traduzione, di F. OLGIATI è sulla recente edizione di I. BOCCALI, Concordantiae verbales opusculorum S. Francisci et S. Clarae Assisiensium, S. Mariae Angelorum - Assisii 1976, pp. 167-184.
LA STORIA DEL NOSTRO MONASTERO:
la nostra storia è da sempre legata al casato dei Varano, e prende l’avvio dalla decisione di Giovanni Varano,
nonno di Camilla, il quale, durante i lavori di ristrutturazione delle mura cittadine, pose a custodia delle porte della città alcune
comunità religiose.
Per questo motivo il 18 luglio 1384 istituì il Monastero di Santa Maria Nova – che solo successivamente fu
dedicato a S. Chiara - affidandolo a 12 monaci olivetani. Successivamente Giulio Cesare Varano farà trasferire i monaci per dare
inizio ai lavori di ampliamento di quel Monastero che avrebbe ospitato la figlia prediletta, ormai lontana dal suo sguardo paterno perché
entrata a far parte della comunità delle clarisse in Urbino.
Il 4 gennaio 1484, infatti, insieme ad altre otto Sorelle provenienti dal Monastero di Urbino, Camilla Battista torna
a Camerino, in obbedienza al Santo Padre. E sarà proprio lei a dare lustro al Monastero - del quale fu abbadessa per parecchi anni -
vedendolo prosperare con l’arrivo di molte giovani desiderose di camminare nella via del Vangelo, seguendo fedelmente la forma di vita
di Chiara d’Assisi.
PER STARE CON IL SIGNORE:
"«Tu, o Signore,
per grazia sei nato
nell’anima mia»
(b. Camilla Battista Varano)
Il senso del nostro "stare con il Signore" è la continua ricerca del volto di Dio, nelle profondità del suo mistero e nelle tracce che Egli lascia di sé nella storia e nel quotidiano.
Con la fedeltà al Vangelo, nell'ascolto profondo delle esigenze dell'umanità, realizziamo una particolare fecondità apostolica che passa
per le vie misteriose della preghiera
e della comunione e che costituisce la nostra principale responsabilità verso la storia del nostro tempo.
La ricchezza della Parola di Dio, della liturgia, e della vita spirituale della chiesa nutre la nostra relazione con il
Signore, alimentando in noi il desiderio di imitarlo. Diverse sono le vie per giungere all'incontro orante con Dio.
PREGHIERA PERSONALE:
Dio ci chiama irresistibilmente all'esperienza del suo amore, della sua intimità e della sua potenza; il luogo di questa chiamata è, oggi come ieri, il silenzio.
Lo Spirito Santo, maestro di vita interiore, guida la persona verso il pieno coinvolgimento di sé - mente, cuore e mani - accompagnandola nell'esperienza dell'incontro con il Padre.
La preghiera personale vissuta in solitudine, è espressione di quel dialogo d'amore che costituisce la più alta azione di cui l'uomo è capace.
Il significato più profondo della contemplazione è "stare nel tempio con qualcuno", entrare cioè in contatto con la presenza viva e trasformante di Dio, l'unico in grado di plasmare in noi i lineamenti del Figlio.
L'educazione al silenzio e all'ascolto dell'Altro diventa, quindi, il desiderio fondamentale che attraversa
la nostra giornata, secondo l'esempio di Chiara che, tenendo fisso il suo sguardo in Dio, "non lasciava cadere mai dalla sua mente il ricordo di Lui"..